Annoverato tra i più importanti poeti del mondo, Giacomo Leopardi è il simbolo del genio marchigiano. Fin dall’infanzia dimostrò un intelletto acutissimo e la predisposizione ad uno studio che lui stesso definì “matto e disperatissimo”, che gli permise di conoscere diverse lingue, tra cui l’ebraico e il sanscrito. Nel 1817 iniziò la stesura dello Zibaldone, pubblicato per la prima volta da Giosuè Carducci nel 1898: un diario personale da considerarsi chiave per la comprensione e l’interpretazione dei testi leopardiani successivi. Nel 1819 compose il suo idillio più famoso, L’Infinito, ispirato dalla visione dell’orizzonte dalla collina vicino la sua casa di Recanati.
Desideroso di entrare in contatto con ambienti culturali più cosmopoliti della sua realtà marchigiana, si trasferì dapprima a Roma, poi a Bologna e a Milano, dove conobbe Alessandro Manzoni e Antonio Ranieri, assieme al quale viaggiò alla volta di Napoli, dove si spense il 14 giugno del 1837.
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